È auspicabile che il rinnovato interesse verso nuove prospettive di trattamento con farmaci neurotrofici porti a un loro utilizzo mirato e apra nuovi orizzonti terapeutici in particolare verso le malattie neurodegenerative e neoplastiche.
Il recente, rinnovato interesse per i farmaci neurotrofici è legato sostanzialmente a tre ordini di fattori: in primo luogo, l’ampia letteratura scientifica ne ha chiarito molti complessi meccanismi biochimici correlandoli con i meccanismi della neuroinfiammazione e neurotrasmissione del dolore; in secondo luogo vi è una sempre maggiore attenzione dell’utenza agli effetti collaterali di molti farmaci “tradizionali” in rapporto alla sostanziale assenza degli stessi nei farmaci cosiddetti “integratori”; infine, ma non da ultimo, è da osservare in molti filoni di ricerca, specie in ambito di malattie neurodegenerative, il fallimento di risultati clinici, come nel caso di sostanze che inibiscono la sintesi di amiloide o i riscontri non brillanti nell’ uso di anticolinesterasici centrali.